La valutazione dello stress termico da ambiente caldo può essere effettuata mediante uno dei due schemi illustrati nella vigente normativa tecnica:
Il WBGT è un indice empirico che in sostanza serve soltanto a stabilire se in una determinata situazione è possibile escludere la presenza di un rischio termico da caldo.
L’indice WBGT è dato da una media di due o tre temperature, pesate con opportuni coefficienti. Esso può poi essere corretto con un opportuno fattore CAV (Clothing Adjustment Value) nel caso in cui il vestiario in esame differisca da quello di riferimento (camicetta di cotone a maniche lunghe e pantaloni in cotone, Icl = 0,6 clo).
Il valore dell’indice WBGT così ottenuto viene confrontato con un valore di riferimento che dipende unicamente dall’attività eseguita, ovvero dal metabolismo energetico, e dell’acclimatamento del soggetto. Se il valore dell’indice WBGT supera il valore di riferimento, secondo quanto indicato nella sezione 4 della norma occorre ridurre lo stress termico mediante metodi appropriati oppure effettuare una valutazione più approfondita mediante il modello PHS [11].
Il valore dell’indice WBGT così ottenuto viene confrontato con un valore di riferimento () il cui valore dipende unicamente dall’attività eseguita, ovvero dal metabolismo energetico, e dall’acclimatamento del soggetto. può essere calcolato utilizzando una delle due relazioni di seguito riportate
Per soggetto acclimatato:
WBGTref = 56,7 – 11,5 x log10(M)
Per soggetto non acclimatato:
WBGTref = 59,9 = 14,1 x log10(M)
dove M è espresso in W.
L’andamento delle due espressioni di WBGTref in funzione del metabolismo energetico è riportato nella Figura C.7.1 di seguito riportata
Figura C.7.1. Andamento di WBGTref in funzione del metabolismo energetico, sia per un soggetto acclimatato (curva a tratto pieno) che per un soggetto non acclimatato (curva tratteggiata)
Se il valore dell’indice WBGT supera il valore di riferimento, secondo quanto indicato nella sezione 4 della norma occorre ridurre lo stress termico mediante metodi appropriati oppure effettuare una valutazione più approfondita mediante il modello PHS [11].
2. PHS (Predicted Heat Strain) descritto nella norma UNI EN ISO 7933 [11].
Il modello PHS permette di effettuare una valutazione più approfondita dello stress da caldo tenendo in conto fattori più complessi come la dipendenza dal tempo delle variabili fisiologiche, l’effetto del movimento sull’isolamento termico dell’abbigliamento, l’effetto del metabolismo energetico sulla temperatura del nucleo.
Il modello è applicabile quando i sei parametri fondamentali sono contenuti nei seguenti intervalli di valori:
15°C < ta < 40°C
0 KPa < pa < 4,5 KPa
0 °C < tr - ta < 60 °C
0 m/s < va < 3 m/s
100 W < m > 450 W
0,1 clo < Icl < 1 clo
Il modello PHS si basa su un codice iterativo che simula la risposta dell’organismo in presenza di determinate quantità fisiche ambientali e quantità soggettive (metabolismo e resistenza termica del vestiario). Esso restituisce gli andamenti nel tempo della temperatura rettale tre e della perdita totale di acqua D.
Confrontando tali andamenti con i corrispondenti valori limite:
- tre,max = 38°C;
- Dmax,95 = 5% del peso corporeo del soggetto o 3% del peso corporeo in assenza di apporto di acqua,
si ottengono due stime indipendenti del tempo di esposizione massimo ammesso. Per ovvie considerazioni di cautela, ai fini della valutazione del rischio va utilizzata la più piccola delle due stime.
Esistono inoltre situazioni nelle quali nessuna delle due norme tecniche UNI EN ISO 7243 [10] o UNI EN ISO 7933 [11] risulta adeguata per eseguire una valutazione dello stress termico da ambiente caldo.
Il primo caso è quello nel quale il soggetto esposto indossa abbigliamento protettivo. La norma UNI EN ISO 7243 consente, in linea di principio, di tener conto del particolare isolamento termico determinato dall’uso di abbigliamento protettivo aggiungendo al valore dell’indice WBGT un “CAV” (Clothing Adjustment Value). Tuttavia la limitata disponibilità di valori di CAV disponibili, la formulazione assai generica delle definizioni degli abbigliamenti a cui associare un CAV, unite alla natura approssimativa dell’indice WBGT, non rendono questa opzione particolarmente attraente. In alternativa è possibile fare uso dei fattori proposti dalla norma tecnica inglese BS 7963 mediante i quali correggere il risultato ottenuto con il metodo PHS. Ciò implica tuttavia un percorso piuttosto complesso ed un risultato finale la cui affidabilità non è al momento quantificabile.
Il secondo caso è quello delle esposizioni in ambienti termicamente violenti. Con questo termine si identificano ambienti nei quali i valori limite citati in precedenza per la temperatura e per la perdita di liquidi (tre,max = 38°C, Dmax,95 = 5%/3% del peso corporeo del soggetto) vengono raggiunti in tempi molto brevi (indicativamente inferiori a 30 minuti). Considerato il rischio potenzialmente associato ad un’esposizione ad ambienti così estremi, qualsiasi valutazione basata su una modellistica relativa a soggetti “medi” come il PHS, per quanto sofisticata, risulta inadeguata. Si raccomanda pertanto che esposizioni in questi ambienti avvengano esclusivamente sotto diretta ed individuale supervisione medica, come peraltro esplicitamente indicato nella norma UNI EN ISO 7933 (punto 6.3).
In questi casi al fine di prevenire il rischio da stress termico, qualora non sia possibile evitare l’esposizione del lavoratore, sarà necessario ricorrere a misure di prevenzione e di monitoraggio da valutarsi caso per caso, in stretta collaborazione con il Medico Competente .[39,57,63]