Premesso che esposizioni ad ambienti non stazionari devono essere sempre valutate attentamente caso per caso, in relazione alla specificità ed alla tutela della salute del lavoratore, si applicano le seguenti considerazioni:
Ambienti moderabili
Nel contesto della valutazione del comfort, la valutazione prescinde generalmente dalla stazionarietà dell’ambiente in quanto i tempi su cui si genera una possibile sensazione di discomfort sono generalmente molto brevi.
Condizioni non stazionarie possono determinarsi nei (rari) casi in cui in un ambiente moderabile si manifestano variazioni termiche più rapide del limite di 2°C/h precedentemente citato, su tempi scala molto brevi, tre/cinque minuti, confrontabili con il tempo di reazione del soggetto (e incidentalmente anche con il tempo di misura). In questi casi non è possibile effettuare una valutazione basandosi sul metodo PMV [9], e la non applicabilità del metodo PMV diventa di per sé una criticità, evidenziando l’esistenza di un discomfort che va affrontato.
Ambienti vincolati caldi – metodo PHS
Il modello PHS illustrato nella norma UNI EN ISO 7933 [9] richiede in input un valore costante per ciascuna delle pertinenti variabili fisiche ambientali e dei parametri soggettivi (vedi FAQ C.6). È comunque ipotizzabile che il metodo PHS sia applicabile nel caso più generale di condizioni non rigorosamente costanti ma comunque stazionarie ed il metodo è adattabile, ed è effettivamente stato adattato [37] per accettare in input quantità fisiche ambientali variabili nel tempo.
La norma UNI EN ISO 7933 non contiene alcun criterio di stazionarietà. Si ritiene possibile traslare agli ambienti caldi il criterio di stazionarietà proposto per gli ambienti moderabili dalla norma UNI EN ISO 7730 (derive termiche inferiori a 2°C/h). Benché questo limite sia frequentemente violato in un ambiente outdoor estivo, tuttavia esso è rispettato quando le condizioni termo-igrometriche diventano tali da non poter escludere uno stress significativo (temperatura dell’aria superiore a 30 – 32°C). Di conseguenza, benché l’applicabilità del metodo PHS a condizioni non stazionarie sia attualmente impossibile, ciò non sembra determinare una significativa lacuna nella valutazione dell’esposizione ad ambienti caldi.
mbienti vincolati caldi – metodo WBGT
La norma UNI EN ISO 7243 [10] non contiene alcun vincolo all’applicazione ad ambienti stazionari. La stessa norma indica che il periodo di riferimento per la valutazione dell’ambiente termico è l’ora nella quale si realizzano le condizioni a maggior rischio. E’ dunque possibile misurare integrando per un’ora (o per tutta l’esposizione, se inferiore), le variabili fisiche ambientali e calcolare il WBGT in ambienti anche non stazionari, mediante i valori così ottenuti.
Questa procedura è concettualmente identica a quella nella quale misure separate vengono eseguite per rappresentare diverse condizioni lavorative all’interno del periodo di riferimento di un’ora. In quest’ultimo caso un valore di WBGT viene calcolato a partire dalle medie temporalmente pesate delle variabili ambientali o direttamente come media pesata dei diversi WBGT calcolati a partire dalle singole misure (UNI EN ISO 7243 sezione 9.2).
Quindi, nel caso si utilizzi l’indice WBGT, la valutazione di esposizioni a condizioni termiche non stazionarie ha la stessa attendibilità della valutazione di esposizioni a condizioni lavorative multiple all’interno del periodo di riferimento.
Tuttavia va specificato che il metodo WBGT esegue un semplice screening riguardo alla possibile presenza di stress termico, ma dato che prescinde dalla durata effettiva dell’esposizione e dalla storia termica di quest’ultima (stazionaria o non stazionaria che sia), esso non è in grado di quantificare con precisione lo stress termico che essa determina. Inoltre l’uso di semplici medie pesate lascia non pochi dubbi sull’applicabilità sia a casi non stazionari, sia a casi in cui all’interno del periodo di riferimenti compaiano condizioni termiche fra loro molto diverse.
Ambienti vincolati freddi
Analogamente al metodo PHS [11], anche il metodo IREQ illustrato nella norma UNI EN ISO 11079 risulta a rigore definito soltanto a condizioni costanti nel tempo. Tuttavia, al contrario del metodo PHS, il metodo IREQ non è adattabile per inseguire la risposta fisiologica a quantità ambientali variabili nel tempo. Poiché lo stress termico è una funzione fortemente non lineare di tali variabili, non è possibile approssimare questa situazione mediante opportune medie.
Di conseguenza, ciò determina l’impossibilità di valutare l’esposizione ad eventuali ambienti freddi non stazionari.